Lo ammetto, ed è anche inutile negarlo: faccio parte di quella schiera di persone che prima di mettere piede a Torino (o nel Piemonte in generale), era convinta sostenitrice della totale supremazia della cucina meridionale su qualunque altra. Inutile dirti che nel momento esatto in cui ho messo piede per la prima volta in una piola, l’asse delle mie convinzioni si è spostato, e ho scoperto un mondo fatto bontà e tradizione: la cucina piemontese.
La cucina piemontese e le piole
La cosa incredibile della cucina Italiana, da nord a sud Italia, è che per quanto possa essere davvero diversa a seconda della zona d’interesse, alla fine si trova sempre a collidere e a somigliarsi in un piccolo aspetto: la sua bontà nasce sempre dalla capacità della popolazione di saper fare tanto con poco. Dall’ingegno sono nate, da nord a sud, incredibili ricette, con sapori completamente diversi. Da esigenze talvolta di povertà, come per la bagna caoda, o di furbizia, come il vitello tonnato, sono nati sapori incredibili.
Torino è stata capitale, è una città pensata e disegnata per esserlo, in ogni suo aspetto; dalle strade ampie che somigliano a boulevard fino all’imponente ricercatezza dei suoi palazzi. Eppure, la cucina tipica piemontese si muove e trova la sua massima espressione nelle piole, esattamente come il resto d’Italia. Le piole non sono altro che taverne, e ne hanno esattamente tutti i requisiti, sono il baluardo della Piemontesità. Sono posti in cui si mangia cucina tipica, spendendo poco, dove il vino è quello della casa, con un servizio molto alla buona. Ora che ti ho descritto il tipico posto che devi assolutamente cercare a Torino, posso descriverti cosa troverai da mangiare.
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La santissima trinità degli antipasti: vitel tonnè, tartare e bagna cauda
Tralasciando per un momento gli antipasti tipici più light, come i tomini (formaggi) o il bagnet vert (una salsa a base prezzemolo) la cucina piemontese vanta una delle più grandi varietà di utilizzo della carne.
Vitel tonnè – A base di carne di vitello e la famosa salsa tonnata, buono da servire sia come antipasto che per secondo. Il vitello tonnato è l’antipasto di carne che da oltre mezzo secolo rappresenta l’entré dei giorni di festa come Pasqua e Natale. No, questa ricetta non proviene dal francese bensì dal piemontese e significa “vitello conciato” (che si diceva tannè). In Piemonte le acciughe sotto sale sono praticamente la base della tradizione ittica, vengono usate anche per preparare la tipica bagna caoda. Il vitello tonnato nasce proprio da questa idea di conciare la carne con un trito di acciughe e capperi. Venne poi in seguito aggiunto il tonno, e ancor dopo la maionese. E il resto è storia.
La bagna cauda – c’è chi la ama e chi la odia. E non esistono sfumature nel mezzo di questi due sentimenti intensissimi. Intensi quanto l’odore che purtroppo avrai addosso dopo averla mangiata. Per qualche giorno. La bagna caoda è una ricetta autunnale, in origine era il piatto forte del banchetto che festeggiava la fine della vendemmia. Bagna cauda significa appunto “salsa calda” – si intingevano in un tegame di terracotta comune a tutti i commensali. Non è altro che una salsa a base di aglio, acciughe, olio. Qualcuno stempera l’aglio nel latte. Qualcuno no. In ogni caso è squisita con le verdure crude. Almeno una volta nella vita va assaggiata.
Salsiccia di Bra – anche dietro questo antipasto c’è una storia fatta di adattamento e di ingegno, che affonda le sue origini nella comunità ebraica che si trovava a Bra. Non potendo consumare il maiale, sostituirono la carne con il bovino. Cosa che la rende edibile anche da cruda, a differenza delle salsicce di suino. Ed è buonissima.
I primi piatti della cucina piemontese: i Plin e i Tajarin
Se con gli antipasti ti ho incuriosito, con i primi ti farò innamorare.
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I tajarin sono un tipico formato di pasta fresca piemontese, somigliano a delle tagliatelle molto strette, quasi quadrate. Le troverai cucinate ed accompagnate dai sughi più disparati. Puoi davvero sceglierli in qualsiasi variante, sono una zona di comfort in cui ti troverai sempre a tuo agio, pensando a quanto siano buoni.
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I Plin, caratteristici della zona delle Langhe e del Monferrato sono come dei piccoli ravioli a forma rettangolare. Di solito vengono chiamati in tutto il Piemonte semplicemente agnolotti, ma nelle Langhe li troverai come Agnolotti del Plin, il gesto simile a un pizzicotto con cui si chiude il ripieno dentro la sfoglia. Li troverai cucinati anch’essi in tanti modi diversi, ma ce n’è uno che li esalta più degli altri: è con il sugo di arrosto. E c’è un posto, a Torino, dove questa ricetta trova la sua massima espressione. Pautasso. Non è propriamente una piola, non ne ha le caratteristiche sopra descritte. Ma se devo dirti un solo posto a Torino in cui mangiare i migliori agnolotti del plin della tua vita, con il sugo d’arrosto, non c’è altro posto se non Pautasso.
Torino da bere: il Bicerin e il Vermout
Facciamo una pausa, e parliamo anche di tutto quello che gravita intorno alla tavola, ma che non è cibo, ma che per me è ancora cucina piemontese. Torino è sede della Lavazza, ma soprattutto è la capitale del Bicerin. Nasce a Torino, in piazza della Consolata, nel Settecento, con il nome di bavareisa, una bevanda fatta di caffè, cioccolato, latte e sciroppo. Il rituale del bicerin prevedeva all’inizio che i tre ingredienti fossero serviti separatamente, ma già nell’Ottocento vengono riuniti in un unico bicchiere e declinati in tre varianti: pur e fiur (simile all’odierno cappuccino), pur e barba (caffè e cioccolato), ‘n poc ‘d tut (ovvero “un po’ di tutto”), con tutti e tre gli ingredienti. Quest’ultima formula fu quella di maggiore successo e finì per prevalere sulle altre. E da lì in poi nasce il successo del Caffè al Bicerin, che ha ospitato personaggi illustri, tra cui Camillo Benso conte di Cavour. Troverai file chilometriche al Caffè Bicerin, ma ti assicuro, scorre velocissima per due motivi: il primo è che le signore che si occupano della gestione volano tra i tavoli per servire tutti, e il Bicerin è così buono che lo trangugi in un baleno.
Andiamo ora su qualcosa di più sostanzioso: si è fatta ora di aperitivo. E tu lo sai, che l’aperitivo è nato qui, a Torino. E il suo primo protagonista è proprio il Vermouth, nella sua versione petite: il vermuttino, chiamato così perché servito in un bicchierino nel quale si versava il vermouth seguito da uno splash di soda. E il locale in cui ti voglio portare porta proprio il suo nome. Si chiama Vermuttino, siamo alle spalle di porta palazzo, ed è aperto soltanto dal Giovedì alla Domenica.
Il locale si sviluppa all’interno di un piccolissimo antro di un palazzo storico, totalmente ripensato per ospitare un bancone, una parete traboccante di vermouth e qualche tavolino. L’atmosfera è meravigliosamente intima qui dentro, e puoi sorseggiare, guidato dal barman, qualsiasi tipo di vermouth tu possa immaginare, il tutto accompagnato da tramezzini, ancora una volta inventati qui, e tipico accompagnamento della cucina piemontese durante lo spuntino.
Io potrei continuare all’infinito e parlarti di tantissime altre cose da assaggiare a Torino. Non ti ho raccontato delle Nuvole, del Brasato, della polenta, dei tramezzini. Ma arriva un momento in cui bisogna smettere di raccontare, e prendere semplicemente atto del fatto che bisogna correre a Torino, ed iniziare ad assaggiare questo piccolo patrimonio che è la cucina piemontese.
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