Sicilia on the road: perchè devi farlo almeno una volta nella vita

Sicilia on the road: perchè devi farlo almeno una volta nella vita

Lo so, dire che è tanto tempo che non scrivo un post come si deve dedicato a un viaggio è assolutamente riduttivo. Se cerco di fare mente locale di tutte le cose che nel giro di quasi due anni ho fatto, visto, sperimentato, vissuto, non riesco a starci dietro. L’unica cosa che riesco a fare è andare indietro nel tempo, ritrovare il bandolo di una matassa di esperienze davvero aggrovigliata, e partire proprio da una delle più belle fino ad ora: l‘on the road. Fatto in Sicilia, a mio avviso la regione perfetta per gli on the road. Parlo al plurale perché questo è solo il primo articolo che dedicherò a questo argomento. Ne arriverà sicuramente anche un secondo.

La Sicilia

Partirei con un po’ di sana geografia. Dando per scontato che sappiamo tutti dove si trovi la Sicilia, io me la immagino esattamente come un triangolo, da esplorare secondo i tre lati. Ogni lato a mio avviso può generare un diverso on the road, e saranno uno più bello dell’altro.

Spoiler alert: io ne ho fatti più o meno 2 su 3. Spero di tornare l’anno prossimo a raccontarvi il terzo. Detto questo, il primo lato è quello di Palermo, il secondo quello di Messina, il terzo è l’angolo di Ragusa. Oggi ti racconto il primo on the road, quello che tocca Palermo e arriva fino a Mazara del Vallo.

L’itinerario

Il viaggio è durato circa 7 giorni, arrivati a Messina in traghetto con tanto di macchina, e poi siamo partiti alla scoperta delle varie città. Per praticità vi condivido già l’itinerario completo su Maps, come vedete in tutto sono 10 ore di macchina, dilazionate in 5 giorni (togliendo il ritorno in cui non si visita nulla).

Cefalù

cefalù sicilia dettaglio

 Tutto quello che sto per raccontarvi è accaduto nell’estate del 2021. Eravamo tutti provati dalla pandemia, ancora spaventati da quello che era successo, ma con una gran voglia di vivere.

Neanche mi sembrava vero e possibile dopo tutti quei mesi di limitazioni umane poter essere fuori dalla nostra regione, in mezzo alla gente. Cefalù è stata per noi la porta d’ingresso verso la Sicilia occidentale. Le spiagge affollate, la musica coi balli di gruppo, i turisti che vagano per le strade, è stato un momento di pura spensieratezza. Cefalù se ne sta lì, all’ombra della sua rocca, al limitare delle dinamiche e dei pensieri della grande Palermo, spensierata e sognante.

Siamo rimasti solo il tempo di un bagno veloce, un giro al lavatoio e una brevissima avventura nei vicoletti della città, Palermo ci aspettava, impaziente quanto noi.

Cosa vedere a Cefalù: Spiaggia - Duomo - Antico Lavatoio

 

Palermo

Palermo è il cuore palpitante del nostro viaggio in Sicilia, la meta più impegnativa e più densa di cose da fare e da vedere. Le abbiamo dedicato circa 2 giorni pieni. Una giornata una volta lasciata Cefalù, una giornata prima di rientrare in Campania.

Palermo non si racconta in un post e tre righe. Ci vuole tanta pazienza per raccontare una città del genere. La devi metabolizzare, e soprattutto non pretendere mai di capirla. Palermo è un atto di fede: o la odi o la ami.

La prima cosa che faccio quando inizio a scoprire una città è chiedermi di assegnarle un aggettivo che la descriva. Per questa città è stato particolarmente difficile, l’unica parola che mi viene in mente però è decadenza. Non va visto necessariamente come un termine negativo. A differenza di tante città che vibrano, Palermo giace in uno stato di languido torpore, in un sonno che va avanti dagli stenti dei Malavoglia, raccontandosi con quell’ammaliante lentezza tipica di Camilleri.

Palermo è un ossimoro: un paradiso abitato da diavoli gentili, è il gourmet sopraffino cucinato per le strade, talvolta sporche. È musica nel silenzio della calura di agosto. Palermo porta sui palazzi il peso di una storia che non si riesce a dimenticare, ma neanche a raccontare.

Non dovrebbe sorprendervi se vi dico che ogni angolo mi ha ricordato Napoli.

Food tip!  

C’è un posto nel cuore di Palermo che a mio avviso racchiude tutta la città. È l’ex monastero domenicano di Santa Caterina. Un tempo queste monache di clausura rappresentavano decisamente l’oro di Palermo: non c’era famiglia aristocratica in città che non comprasse qui i loro i dolci.

Le ricette venivano tramandate rigorosamente dalle più anziane alle novizie, e solo verbalmente. L’industrializzazione, le nuove frontiere della cucina per grandi volumi e per semilavorati delle pasticcerie hanno portato nell’oblio queste domenicane e le loro sapienti mani. Non per tutti, però. Le monache non albergano più in questo complesso, ma il loro amore per la pasticceria siciliana è ancora vivo tra queste mura.

Se volete assaggiare un pezzo di Sicilia d’altri tempi dovete assolutamente venire qua. Dopo aver soddisfatto le vostre papille gustative, salite verso i tetti del monastero, per riempire anche gli occhi di bellezza e meraviglia. Piazza Pretoria si apre ai vostri piedi in tutta la sua bellezza, e la vista sulla città è davvero la più bella in assoluto.

Palermo short list: Cattedrale di Palermo – Chiesa del Gesù – Mercato di Ballarò – Chiesa del Gesù – Quattro Canti – Fontana Pretoria – Monastero di Santa Caterina

Trapani, Erice, Monte Cofano

Dopo la prima giornata cullati nella cammurrìa palermitana, ci siamo spostati lungo la costa occidentale della Sicilia, dove ci aspettava il vero tour. Abbiamo scelto Erice come base d’appoggio, e non potevamo esserne più contenti, non solo perché molto comoda da un punto di vista logistico, ma anche perché siamo stati ben accolti dalla mitica signora Lucia. Questa è una storia che per me vale assolutamente la pena raccontare. Concedetemi un attimo di pazienza.

Arrivare ad Erice è stato un sincero atto di passione. Non avevo mai provato ancora in vita mia la sensazione di un vento così caldo, tale da raggiungere i 43 gradi. Per sette giorni l’ho sentito bruciarmi il viso come un enorme asciugacapelli.  Scotta, ti mozza il respiro. I campi tremolano sotto la crudeltà di un caldo che non si ferma mai. Forse è la cosa che dopo un anno e mezzo ricordo con maggiore vividezza di questo viaggio. Il caldo, quella sensazione di denso, afoso calore. Arriviamo ad Erice sotto il sole cocente delle due del pomeriggio, e la macchina muore sotto casa. Siamo fermi in questo paesino per la notte di san Lorenzo. Non potevamo proseguire il viaggio, né fare altro per quel giorno. Era per di più domenica. La signora Lucia, la nostra host, non solo chiama un meccanico di fiducia per farci assistere il mattino seguente, ma non poteva pensare a noi, nell’appartamento accanto, chiusi in casa la notte di San Lorenzo. Ci ha prestato la sua automobile, e vi giuro, non lo dimenticherò mai. La massima serenità con cui ha messo il suo mazzo di chiavi nelle mani di quattro ragazzi sconosciuti. Uno dei grandi tesori di questa terra, che ritrovo anno dopo anno, è il buon cuore della sua gente. Vi lascio il link al suo appartamento nel caso vi venisse voglia di fare un salto da lei.

Erice è una piccola perla, che merita assolutamente una mezza giornata di visita. Con la funicolare, o con l’auto, potete salire a visitare la parte alta della città, dove vi consiglio assolutamente di visitare la chiesa, ma soprattutto di godere dell’affacciata dall’alto del suo castello.

Segesta

Una scappata veloce, prima di partire per Favignana la meritava Segesta col suo parco e il suo tempio. Segesta riposa alle pendici del monte Barbaro, col suo tempio come vedetta, come ai vecchi tempi delle guerre con Selinunte. Ancor più che il parco archeologico, ho trovato meraviglioso il contesto in cui esso si trova. La natura qui sprofonda lontanissima verso l’orizzonte, in distese dorate già dal mattino presto. 

Favignana: la Regina delle Egadi

Il terzo giorno è stato decisamente il più bello, e quello che aspettavamo di più: direzione Favignana. Fare l tour delle Egadi era complicato per una questione di tempistiche, e poi volevamo dedicarci per bene ad una delle isole. E quindi siamo partiti con un traghetto alla volta di Favignana.

Il favonio (favonius) è il termine con il quale i Romani indicavano quel vento caldo ricadente proveniente da ovest. Favignana era un piccolo villaggio di pescatori a largo delle coste di Trapani. Sorge intorno a un’insenatura naturale dove è strutturato il porto sulle cui sponde sono presenti gli edifici delle antiche tonnare Florio. Quello che però incanta e colpisce di quest’isola è la sua natura selvaggia, il sinuoso incedere di calette e spiagge. Vi diranno tutti Cala Rossa, ma io vi dico Cala Preveto. Per me è certamente la più bella e affascinante: al mattino eravamo praticamente soli a fare il bagno, in questa insenatura dall’acqua trasparente.

In realtà però quello che davvero vi consiglio per vivere una bella esperienza su quest’isola è di noleggiare una bicicletta. A fronte di una spesa di circa 15 euro, potete tenere la bici tutto il giorno e percorrere tutto il perimetro dell’isola, spostandovi e facendo il bagno praticamente in tutte le cale più belle.

Favignana short list: Cala Rossa – Cala del Bue Marino – Cala del Preveto – Kebab di mare – Faro di Favignana.

 

A Favignana, lungo il percorso che porta a Cala Rossa abbiamo incontrato questo signore. Ha un chiosco proprio lì, prima di iniziare la discesa.
Ci fermiamo il tempo di una granita e lui ci spiegava che fare il bagno quel giorno era impossibile : girava lo scirocco e il mare era impraticabile.
Con quel lento fare seccato tipico del popolo siciliano ci racconta di quanto fosse disagevole lo scirocco a Favignana, e che quando soffia questo vento caldo da sud – est lui si rifiuta di fare qualsiasi cosa, specialmente spostarsi dall’isola. “Io, se c’è scirocco non faccio proprio nulla”.
Massima perla che adotterò anche io oggi in poi per ogni impegno della mia vita, grande o piccolo che sia.
 
 
 
 

Gran Finale: Mazara, Marsala, Cornino,

Siamo all’ultima giornata qui nel nostro on the road in Sicilia, e quale miglior chiusura se non la tripletta perfetta. Le nostre ultime ore di luce siciliane le abbiamo dedicate alle spiagge alle pendici del monte Cofano.

La sottile striscia di terra che collega Trapani a Marsala è sicuramente tra le più suggestive da visitare. Di fronte c’è Mozia, Mothia per i fenici, Μοτύη per i greci, per tutti è quella miracolosa “via del sale” : ogni anno ne vengono prodotte quasi diecimila tonnellate.

Le sue saline sono infatti diventate una vera e propria attrazione: i mulini a vento, ancora funzionanti, fanno da cornice a uno dei tramonti più suggestivi dell’isola. Il sole si tuffa direttamente nelle vasche dedite alla produzione del sale.

Il mio tramonto era assolutamente lontano dalle migliori condizioni condizioni possibili di luce.
Immagina cosa sia questa piccola via del sale in condizioni favorevoli.

Arabeggiante e colorata, Mazara vive a soli 200 km da Tunisi, e ricorda ancora nelle sue strade quei duecento anni di dominazione straniera.

Le sue stradine sono strette strette e colorate, e tra tutti i colori predomina sempre il giallo delle murature, come un in deserto urbano.

Vale la pena visitarla? Sì, per la sua Kasbah. È come fare un giro in Marocco restando in Italia, ma soprattutto segnate Mazara per la Cattedrale del Santissimo Salvatore, e ancor di più, se potete, cercate la Chiesa di San Francesco, la più barocca di tutta la Sicilia.

È una tip che io ho perso, e vi consiglio assolutamente di aggiungere al vostro itinerario. Così come vi consiglio di aggiungere un bagno presso le spiagge alle pendici del monte Cornino. Ne vale assolutamente la pena. 

Il nostro viaggio in Sicilia finisce così, con un traghetto che da Palermo ci ha riportati dritti a Napoli, con gli occhi pieni di meraviglia. Lo ammetto, è stato un viaggio impegnativo: ricordo il caldo sulle spalle anche mentre correvamo in bici sui sentieri bianchi di Favignana, il sudore era un compagno fedelissimo che non ci lasciava mai, eppure ricordo con gioia e spensieratezza ogni singolo momento di questo viaggio. Un po’ per via della straordinaria terra che ogni volta mi ospita e mi incanta come la prima, un po’ per la sua gente, che mi fa sentire sempre a casa, come Claudia, Antonia, Danilo, un po’ per la sgangherata compagnia che ancora oggi mi accompagna nei miei viaggi, che cresce, si compone sempre di nuovi elementi , e rende ogni viaggio unico. 

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