On the road nell’autunno del Centro Italia: itinerario di tre giorni

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On the road nell’autunno del Centro Italia: itinerario di tre giorni

L’autunno è una stagione che ho imparato ad amare solo con l’età adulta, quando ti scolli di dosso quella smania febbrile dell’estate, delle sue promesse. E impari ad amare qualcosa di più delicato, ma allo stesso tempo più intenso, più fugace. Il Centro Italia offre numerosissimi spunti per fare un quantitativo pressoché infinito di on the road per scoprire l’autunno. Il mio è solo uno dei tanti itinerari on the road che partono da Firenze, attraversa la Val d’Orcia, sosta in Umbria, per poi dirigersi nella Tuscia. Questo è un viaggio all’insegna della scoperta di una dimensione molto particolare del concetto di città. Ho scelto infatti di sostare in tre posti molto suggestivi, ognuno con una sua caratteristica e particolarità.

Itinerario on the road


L’itinerario come vedi non è lunghissimo, tre giorni sono più che abbondanti per effettuare tutte le soste segnalate sulla mappa, questo significa che puoi aggiungerci qualsiasi cosa ti piaccia nel mezzo. Ti darò qualche indicazione lungo questo racconto, ma ora partiamo che non vedo l’ora di portarti in Umbria!

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La Scarzuola: la Città Ideale

La Scarzuola- Tappa 1 dell'on the road

C’era una volta un architetto, che venne da Milano e comprò un terreno per costruirci una città ideale, una città al cui centro c’è l’Uomo e un viaggio lungo tutta la vita alla scoperta di sé stesso. La Scarzuola è un luogo che proietta all’esterno l’animo umano. Il percorso è una spirale che si chiude su se stessa, come nella tipica figura alchemica. Dopo aver attraversato il vecchio convento francescano, svoltare l’angolo significa ritrovarsi di colpo catapultati nella scena teatrale ideata da Buzzi. Il percorso dura circa un’ora e mezzo, e ti porterà in un viaggio interiore simile a quello intrapreso da Polifilo, le cui gesta sono state d’ispirazione all’architetto per costruire tutto il giardino. Tra tempietti che rappresentano la meditazione e l’introspezione, ripidi colonnati che ci ricordano le difficoltà della vita, si risale verso la luce, la conoscenza, e l’Amore.

La città ha quel senso di incompiuto, ed è volutamente così: il non finito è l’altra faccia di questo sogno ad occhi aperti, pronto ad essere ingoiato dalla natura che lo circonda, per farti chiedere: esiste davvero?

Questo posto è stato dichiarato Patrimonio culturale, ma è su suolo privato: durante tutta la visita sarai accompagnato da Marco Solari, proprietario e nipote diretto dell’Architetto. Ti anticipo che è un tipo molto sopra le righe, se posso darti un consiglio, per goderti al meglio la visita, leggi prima la critica perfettamente sviluppata da Calliope – Arte Narrativa.

Giusto un paio di consigli e avvisi:

  • La Scarzuola si visita soltanto nel weekend. E viene effettuata una sola visita al giorno alle ore 11.30. Ti raccomando puntualità perché una volta aperti i portoni vengono anche richiusi e dovrai aspettare il giorno successivo. Da vecchie regole COVID era disponibile la prenotazione sul sito web. Quando ci sono stata erano state saturate. Disperata al pensiero di non riuscire a visitare questo posto ho telefonato, e mi è stata confermata ugualmente la visita. Quest’ultima è tutta all’aperto, ne deduco che non sono più necessari limiti e contingentazioni.
  • La visita ha un costo di 10 euro, e viene richiesto il pagamento in contanti sul posto. Non dimenticartene.

In Umbria abbiamo effettuato soltanto una tappa, quella della Scarzuola, dopo di che siamo partiti alla volta di Civita di Bagnoregio, la seconda tappa di questo on the road, facendo però prima una piccola sosta ad Orvieto.

Civita di Bagnoregio: la città che muore

Civita di Bagnoregio - Tappa 2 viaggio on the road in centro Italia

Saltiamo nuovamente in macchina per proseguire il nostro on the road. Civita l’abbiamo visitata il mattino seguente, dopo una bella dormita nel borgo cittadino. Viene descritta come “La città che muore” per via del suo destino scritto nelle pieghe della roccia che la sorregge. Civita è arroccata su uno sperone in tufo, figlio di un complesso fenomeno geologico che ha dato vita alla Valle dei Calanchi. Tutto il paesaggio qui intorno è brullo, frutto di una mano che nei secoli ha eroso, inesorabilmente, l’argilla e il tufo delle rocce. Civita muore ad ogni carezza, sgretolandosi come sabbia dentro una clessidra. A collegarla al resto della “terraferma” soltanto un lungo ponticello, testimonianza di uno sforzo tutto umano di sorreggere una città che sprofonda.

L’ingresso alla città ha un costo di 3 euro, richiesta simbolica per sostenere la città e le spese che derivano dalla sua conservazione. Vale la pena girare tra le stradine di questo paese che a tutti gli effetti sembra abbandonato, ma che conta ancora undici anime, che qui vivono, come antiche sentinelle di una civiltà perduta. Ti consiglio di venirci ai primi freddi invernali, o sul finire dell’autunno, di primo mattino. Con la nebbia, Civita sembra una città impossibile: non appartiene più alla terraferma, si erge tra le nuvole, su dita sottili fatte di argilla.

Calcata Vecchia: la città che vive

Calcata - Tappa 3 viaggio on the road centro Italia

Se Civita di Bagnoregio è una città che conta centinaia di migliaia di turisti da tutto il mondo, che arrivano già consapevoli della straordinaria bellezza che stanno per ammirare, c’è una città che mi ha totalmente soggiogata per la sua vibrante vivacità. Siamo a Calcata, ultima fermata di questo piccolo on the road. Abbiamo lasciato la Valle dei Calanchi, e siamo nella Valle del Treja, eppure il paesaggio ai nostri occhi è ormai familiare. Il tufo, che in questa zona del Lazio la fa da padrone, sostiene un’altra cittadina fieramente arroccata. Questo è un posto dal fascino magico.

Quando arrivi a Calcata, ti senti subito inclusa in una sorta di grande famiglia, che gravita tutta intorno alle alte rocce della città vecchia. Nel giro di mezza giornata hai già conosciuto tutti: il barista del paese, con i suoi clienti storici, l’osteria e il suo proprietario, suo nipote e la sua contagiosa allegria, e tutti gli artisti che qui hanno deciso di vivere. Tra le mura risuona il canto di qualche donna, che qui si ferma, sulle mura più alte, e intona una nenia di parole incomprensibili e ammaliatrici.  Questo è un posto di streghe, anime buone e sorrisi gentili: non c’è modo di non entrare a contatto con la meravigliosa umanità che popola questa città. Una chiacchiera si scambia sempre con tutti, per dirsi da dove si viene, a chi si appartiene e dove si va.

Ci tengo a ringraziare particolarmente Elisa di Maison Chanely per avermi voluta ed ospitata nella sua meravigliosa suite, e per avermi fatto trascorrere due meravigliosi giorni nella più totale tranquillità. Nessuna parola potrà mai descrivere in maniera adeguata il senso di totale pace che ho provato al mattino nell’aprire la porta di casa e trovarmi immersa in un dedalo di viuzze tranquille, vestite del più assoluto silenzio. Quel momento di solitaria pace lo porterò dentro di me tutta la vita.

Nel lavoro di Elisa io vedo lungimiranza, la passione, ma soprattutto la voglia di far conoscere un luogo antico, la cui anima risuona potente tra le spesse mura tufacee. Ti auguro di passeggiare tra queste strade, e di provare la stessa sensazione che ho provato, risvegliandomi in questo borgo meraviglioso.

Siamo arrivati alla fine di questo viaggio on the road, che mi ha lasciato un rinnovato stupore e amore per questo paese, il mio, che non smette mai di colpirmi e sa sempre come stupirmi.

Hai altri 5 minuti?

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